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DETERMINATIVI, ARTICOLI
La grammatica italiana (2012)

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DETERMINATIVI, ARTICOLI

Gli articoli determinativi si usano in riferimento a una categoria generale di persone, animali, oggetti, concetti

L’uomo comparve sulla Terra migliaia di anni fa

La matematica è una scienza esatta

o in riferimento a qualcuno o qualcosa di già noto a chi legge, parla o ascolta

L’uomo di cui parliamo ha i capelli neri

La matematica contenuta in quel libro è elementare

Le forme dell’articolo determinativo sono:

determinativi articoli

1. Maschili.

• Il singolare lo e il plurale gli si usano:

– davanti a parole che cominciano con i o j + vocale (pronunciate, cioè, come ➔semiconsonanti), con gn (gnomo), con s + consonante, con sc (sci), con x, y, z e con i gruppi pn e ps

lo iettatore

gli juventini

lo gnocco

gli storici

lo sciocco

gli xilofoni

lo yen

gli zii

lo pneumotorace

gli psicologi

– davanti a parole che cominciano con una consonante + consonante diversa da l o r

lo pterodattilo

gli ’ndranghetisti

• Il singolare l’ (con ➔elisione) e il plurale gli si usano davanti a parole che cominciano con una vocale

l’attore

gli orti

• Il singolare il e il plurale i si usano in tutti gli altri casi

il dado

il clima

i bruchi

i libri

2. Femminili.

• Si usano sempre il singolare la e il plurale le

la macchina

la scienza

le chiamate

• Tranne davanti a parole singolari che cominciano con una vocale: in questo caso si usa il singolare l’ (con elisione)

l’amica

l’elettricità

• Il plurale le si usa anche davanti a parole che cominciano per vocale (nell’italiano contemporaneo le non è mai soggetto a elisione)

le età

le amiche.

DUBBI

• Davanti al plurale della parola dio, non si usa i (come per i diavoli ecc.), ma gli (come riflesso delle forme dell’italiano antico: l’iddio, gli iddei)

gli dei

• Davanti a parole che cominciano con una i, la forma elisa oggi è caduta in disuso

gli idraulici

anche se nei secoli scorsi era piuttosto comune

Bisogna far gl’italiani (M. D’Azeglio, Aforismi)

• Davanti a parole che cominciano con una i con valore di semiconsonante, le forme del singolare l’ e del plurale i, usate fino all’inizio del secolo scorso, oggi sono sconsigliate

lo iato e non l’iato

lo ieri e non l’ieri

gli iettatori e non i iettatori

• Davanti a parole che cominciano con p + consonante, le forme il, i – che pure hanno una certa diffusione – sono sconsigliabili

lo psicologo e gli psicologi non il psicologo, i psicologi

lo pneumatico e gli pneumatici non il pneumatico, i pneumatici

• Davanti a una sigla, ci si regola in base alla sua pronuncia:

– quando la prima lettera è una vocale, le forme dell’articolo sono quelle usate davanti a vocale, richieste dal genere e dal numero della sigla, sia che venga pronunciata come una parola, sia che venga pronunciata lettera per lettera

gli UFO, l’ASL, l’ATP

– quando la prima lettera è una consonante, se la sigla viene pronunciata come una parola, si usano le forme degli articoli corrispondenti

il CONI, la NATO, la RAI

– quando, invece, la sigla viene pronunciata lettera per lettera generalmente l’articolo viene scelto tenendo in considerazione soltanto la prima; se il nome della lettera comincia con una consonante avremo le forme degli articoli corrispondenti

il CNR, il BTP

se il nome della lettera, invece, comincia con una vocale, l’uso è oscillante, ma tendenzialmente le forme degli articoli sono quelle che precedono le vocali

l’FMI (pronunciato effe-emme-i), l’MIT (pronunciato all’inglese em-ai-ti)

• Davanti alle parole straniere che iniziano per w, l’articolo viene selezionato in base alla pronuncia:

– se la w viene pronunciata come u semiconsonante (come la u di uovo), l’articolo è lo, gli

lo whisky, gli whisky

ma dal momento che la w è percepita come consonante a pieno titolo, è molto frequente anche l’uso di il, i davanti a w semiconsonantica

il whisky, i whisky

– se la w viene pronunciata come v o non viene pronunciata, l’articolo è il, i

il wafer, i wafer

• Davanti alle parole straniere che iniziano per h, dato che in italiano la lettera non viene pronunciata, ci si dovrebbe regolare in base al suono seguente

l’hamburger (dall’inglese)

gli habitué (dal francese)

l’hidalgo (dallo spagnolo)

gli Hinterland (dal tedesco)

l’harem (dal turco)

gli harakiri (dal giapponese)

ma in alcuni casi di parole provenienti dall’inglese la presenza della h iniziale non è del tutto ininfluente sulla pronuncia, il che porta ad alcune oscillazioni

l’hot dog / lo hot dog

l’holding / la holding (molto più frequente)

• Con parole che iniziano con j, si usano le forme maschili il, i e le forme femminili la, le, come davanti a una consonante

il j’accuse, i jet-set, le jam-session.

USI

Nell’Italia settentrionale è tipico del parlato l’uso dell’articolo davanti ai nomi di battesimo, maschili e femminili (l’Alberto, la Silvia). Si tratta di un uso da evitare nello scritto e sconsigliabile anche nel parlato di una certa formalità.

Al maschile, l’articolo si usa comunemente davanti ai nomi d’arte (il Caravaggio) e davanti ai nomi propri che costituiscono il titolo di un’opera (l’Adelchi, la Carmen).

Tradizionalmente, l’articolo sia usa davanti ai cognomi femminili, ma oggi quest’uso tende a essere evitato, perché considerato una spia del cosiddetto sessismo linguistico. Le due forme, dunque, si alternano

Marcegaglia: “Sacrifici per tutti tranne la politica, inaccettabile” (www.repubblica.it)

La Marcegaglia: Sì all’aumento dell’Iva (www.repubblica.it)

Davanti ai cognomi maschili, l’articolo è usato (sempre meno) nel caso di personaggi famosi del passato (il Carducci), in contesti burocratici (nei verbali: il Rossi prende atto che …) o con intenti ironici (Guarda il Bianchi che pasticcio ha combinato!).

Nel caso dei nomi di parentela con aggettivo possessivo, l’articolo è omesso (mio padre, mia madre, tuo fratello, sua zia), a meno che non ci sia un aggettivo qualificativo prima o dopo il nome (la sua figlia preferita, la sua cara madre), o il nome non sia soggetto ad ➔alterazione (il mio fratellino). Con le varianti affettive mamma e papà, l’articolo è usato quasi soltanto nell’italiano della Toscana: la mia mamma, il tuo babbo; altrove: mia mamma, tuo papà. Si registrano oscillazioni anche con i nomi propri di istituti e aziende, soprattutto femminili

Bernabè: “La Telecom è sana e seria. In futuro tutto ciò non accadrà più” (www.repubblica.it)

I tre giorni di Telecom. In Borsa persi 1,2 miliardi (www.lastampa.it).

STORIA

Nell’italiano antico e letterario, il singolare maschile lo veniva usato anche in condizioni diverse da quelle odierne: ne resta traccia in espressioni cristallizzate come per lo meno e per lo più. Oltre a i e gli, nell’italiano antico si usava anche il plurale li, che oggi sopravvive solo nell’uso burocratico (documenti, contratti ecc.)
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